Il caleidoscopio (dal greco καλειδοσκοπεω, "vedere bello") è uno strumento ottico formato da un tubo che si serve di specchi e frammenti di vetro colorati. Appoggiando l'occhio ad un'estremità (come guardando in un cannocchiale) e ruotando l'intero strumento, è possibile vedere delle figure geometriche simmetriche colorate, generatesi dall'unione dell'immagine diretta dei frammenti e di quelle create dalle riflessioni negli specchi.
Già dal titolo è chiara la volontà dell’autore Enzo Randazzo di isolare la percezione del lettore proiettandolo in una dimensione metafisica in cui, come in un caleidoscopio, elementi della composizione come paesaggi, vicende e tradizioni si intersecano con le vicende dei protagonisti in ben tre periodi storici diversi.
Trovo interessante la scelta dello scrittore di utilizzare come protagonista Ciapo il pittore che scelse di ritrarre Oretta figlia di Anselmo dei Visdomini. Qui ancor prima di introdurre gli altri due “successori” abbiamo la prima reincarnazione tra l’autore e il protagonista.
Ciapo diventa personificazione e allegoria dello spirito verista e iper-descrittivo dell’autore. Tutto il romanzo ha le caratteristiche tecniche del genere verista e segue questa linea emergendo principalmente dalle descrizioni dei paesaggi o nelle semplici attività come quella di accendere un fuoco con una minuziosità descrittiva chiamata nella letteratura artista Ekphrastica (ovvero l’evocazione di un’immagine nella fantasia dello spettatore, attraverso figure retoriche quali: similitudine, paragone, metafora, sinestesia).
Nella copertina del romanzo un acquarello di Gianbecchina del 1964 Ritmi. Gianbecchina fu pittore e incisore nato a Sambuca di Sicilia (AG) nel 1909 e morto a Palermo nel 2001. Esponente di punta del realismo siciliano.
La produzione di Gianbecchina ha la caratteristica di essere multiforme e soprattutto seriale, infatti facendo un excursus della sua vita notiamo i vari cambiamenti tematici che ha la sua arte ha assunto.
Tra gli anni Sessanta e Sessantacinque si trova a cimentarsi con il suo periodo astratto. Nell’acquerello, propone col solo linguaggio del colore attraverso la sintesi dell’astrattismo una dimensione spaziale quasi alchemica composta da elementi intangibili formati da solo plasma. Nella composizione il colore genera delle masse che si mescolano in una sorte di macrocosmo che trova il suo baricentro nel contrasti tra toni freddi e caldi. Tale groviglio cromatico ben rievoca le vivaci e psichedeliche colorazioni generate dalle lenti del caleidoscopio.
Un’analogia tra Randazzo e il pittore Gianbecchina lo troviamo nella narrazione: la trama diventa pretesto per descrivere avvenimenti storici o usi; tale principio lo troviamo anche nella pittura di Gianbecchina, la sua non è semplicemente pittura di genere, ma una vera e propria pittura narrativa che celebra la Sicilia in tutte le sue sfaccettature.
Il "caleidoscopio", va inteso anche come figura retorica va ad indicare un tipo di narrazione in cui è presente un continuo intreccio di storie, proprio riferito alla molteplicità di figure (immagini) che si possono scorgere in esso. Tale molteplicità di storie va individuato anche in diverse tappe dell’Arte all’interno della pittura celebrativa che troviamo negli affreschi.
Famiglie del Quattrocento ricche e agiate come i De Medici, i Strozzi, i Bardi, i Pazzi, i Rucellai ecc… commissionavano a decoratori e affreschisti, la dipintura delle stanze nei palazzi ducali, dove venivano rappresentate dagli artisti, come in un album di famiglia, avvenimenti salienti e storici di quel casato come nella Camera picta (Camera degli sposi) (1465-1474) del Castello di San Giorgio dove Andrea Mantegna (Isola di Carturo 1431 – Mantova 1506) ritrae la famiglia Gonzaga.
Il tema di fondo è la celebrazione politica-dinastica dell’intera famiglia di Ludovico Gonzaga.
In questi cicli i personaggi diventavano reincarnazioni di eroi o divinità nel cosiddetto “ritratto allegorico”, dove i protagonisti vengono ritratti con simboli, oggetti e con abbigliamenti dell’iconografia tradizionale di un personaggio storico, mitologico o religioso come nel caso di Caterina Sforza raffigurata nelle vesti di Santa Caterina da Botticelli o Andrea Doria raffigurato nelle vesti di Poseidone da Bronzino.
Anche in Kaleidoscopio notiamo dei ritratti allegorici che superano la mera fisionomia sfociando in profili psicologici; uno di questi è la reincarnazione del pittore Ciapo nello scrittore dell’Ottocento Emanuele Navarro della Miraglia; due personalità che hanno in comune la caratteristica di demiurgo nel creare immagini, il primo tramite la pittura, il secondo tramite la scrittura.
Anthony Francesco Bentivegna
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