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Immagine del redattoreAnthony Francesco Bentivegna

L'altro Pirandello


Primo Conti, RItratto di Luigi Pirandello, 1928, olio su tela

Suscita grande stupore, soprattutto da parte di un pubblico attento e critico, la scoperta delle attività “ludiche”, per così dire, praticate da un determinato personaggio di spicco. Spesso sono queste attività che ci spiazzano o che ci rendono riluttanti e scettici.


Il profilo analizzato da me in quest’occasione, riguarda una precisa attività di una delle menti più geniali, vissuta a cavallo tra il sec. XIX e sec. XX. Scrittore, poeta, drammaturgo, pittore e critico d’arte. Luigi Pirandello rappresenta l’archetipo della cultura e della conoscenza umanista contemporanea.


Dopo un momento d’esitazione, diventa spontaneo da parte dello scopritore, accettare queste due ultime attività praticate dallo scrittore. Incertezza, che si placa del tutto quando si pensa alla poliedrica personalità del poeta siciliano.I primi colloqui con la pittura li ebbe in giovane età, quando insieme alla sorella frequentava lo studio del pittore agrigentino Gaetano Castrogiovanni.


La produzione artistica del Pirandello, anche se considerata amatoriale è ben documentata. Per tutta la vita andò in giro con la sua scatola di pennelli e colori ad olio, ma si serviva anche dei pastelli e degli acquarelli per immortalare paesaggi marini e di campagna. La sua produzione si concentra per lo più su piccoli supporti (tavolette di legno di circa 20 per 30 centimetri).


La tavolozza cromatica che si trova nelle opere pirandelliane è formata da colori freddi, tonalità della scala del grigio e altre tonalità monocromatiche.


Il monocromatismo nella pittura, seguendo la grammatica del colore, è usato nella rappresentazione dei ricordi, rievocando un luogo privilegiato dalla memoria durante momenti d’evasione dalla realtà “flashback”. La sua sperimentazione si protrae anche nella realizzazione delle copertine delle sue opere teatrali o nella ritrattistica, dove diede prova di una eccezionale resa psicologica dei caratteri.


I personaggi rappresentati nei suoi quadri, sono racchiusi in un'atmosfera lirica, che evoca uno spazio magico, soffuso di nostalgia. Anche qui, i colori usati diventano specchio di una molteplicità di stati d'animo.


La sua produzione pittorica va continuamente ad intrecciarsi metodologicamente con quella letteraria, basti pensare alla minuziosità delle descrizioni dei suoi scenari o paesaggi all’interno delle sue novelle. Lì, Luigi Pirandello si comporta veramente come un Narratore-Pittore, raggiungendo un tipo di descrizione che nella letteratura artistica si chiama Ekphrastica (ovvero l’evocazione di un’immagine nella fantasia dello spettatore, attraverso figure retoriche quali: similitudine, paragone, metafora, sinestesia). Ma qui troviamo il classico paradosso sempre presente nel cammino dei grandi: tanto nella scrittura era davanti agli altri, rivelandosi avanguardista assoluto, tanto nella pittura era attardato. Non capì mai il cubismo, né la metafisica, né le altre avanguardie. Rivoluzionario nel teatro e nella pagina scritta, la sua pittura era invece fossilizzata in un realismo ottocentesco, con alcuni tocchi impressionistici.


La pittura consente a Pirandello un momento di sospensione, un oblio fugace, una passione, una sorta di pratica apotropaica, contro i demoni e gli assilli quotidiani.


Era solito visitare musei, chiese e pinacoteche, traendone spunti e informazioni che poi utilizzava nella sua produzione letteraria come Il fu Mattia Pascal, dove in una scena ci presenta una situazione dinamica all’interno della Galleria degli Uffizi, in cui i personaggi si interrogano sulla paternità di un quadro, se attribuirlo a Raffaello o a Perugino.


Questa continua contaminazione della pittura nella letteratura pirandelliana, ricorda molto la locuzione del poeta Orazio Ut pictura poesis, ovvero la pittura è una poesia muta, la poesia è una pittura parlante.


Ancora più velate sono le sfumature del Pirandello critico d’arte, un’attività che coinvolgerà l’avida penna del drammaturgo, circoscritta tra gli anni 1895-97, non superando la decina di articoli in riviste come “La Critica” e “Natura e Arte”, oltre alle varie recensioni durante le Esposizioni Universali, dove sprigionerà la sua prepotente sensibilità critica, mostrandosi severo giudice soprattutto contro le avanguardie e non risparmiandosi neanche con commenti tremendamente negativi.​


Anthony Francesco Bentivegna


​​​Vedi anche: 150° Anniversario della nascita del Premio Nobel Luigi Pirandello, Tele Radio Sciacca, Sciacca  (AG)

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