Il fervore culturale ottocentesco, vede diversi autori avventurarsi nelle più belle e vivaci capitali del mondo per accrescere la propria cultura e per osservare da vicino i quadri e le sculture riprodotte nelle preziose incisioni all’interno dei libri.
Tra questi curiosi e intrepidi giovani fa parte Emanuele Navarro Della Miraglia (Sambuca di Sicilia 1838 – 1909). Tra le varie tappe che questo viaggiatore fa nel suo cammino, troviamo Napoli, Firenze e Parigi. Queste avventure fuori porta, per gli intellettuali dell’epoca, sono delle vere e proprie occasioni per conoscere scrittori, pittori, attori e politici.
Quali sono le motivazioni che spingono Navarro Della Miraglia a recarsi nel 1864 in Francia?
All’esponente del Realismo, preme confrontarsi con la situazione letteraria e artistica parigina animata dal Naturalismo, dal “Realismo figurativo” e dalle esperienze impressioniste (tra gli anni 1860-1870). Navarro è sinceramente interessato a questa lotta contro i temi aulici.
Il più importante documento del pernottamento parigino di Navarro Della Miraglia è senza dubbio Macchiette parigine, una serie di ritratti di diversi personaggi che l’autore incontra e conosce nei salotti culturali parigini.
Nella schiera di nomi trattati da Navarro, emergono quelli di due artisti: Jean-Baptiste Carpeaux (Valenciennes 1827 – Courbevoie1875) e di Gustave Courbet (Ornans 1819 – La Tour-de-Peilz 1877), massimo esponente del Realismo pittorico. Egli comprende che la pittura deve rappresentare la realtà oggettuale.
Tornando a Navarro, egli ha ben chiaro quali sono i valori del Realismo, e Courbet, e nota come in alcune opere non li rispetta.
Infatti in Macchiette parigine, evidenzia ciò che c’è di sbagliato nelle esecuzioni del pittore francese. Lo accusa di fare socialismo nella sua pittura quando Courbet rappresenta il reale senza degnarsi di apportare un filtro che gli permette di omettere ciò che è pesante, frivolo, mondano.
Per Navarro, l’arte deve essere aliena da pretesti politici e sociali: la pittura per la pittura. Persino nell'autoritratto del pittore presente sul libro di Navarro è visto dall'autore come qualcosa di osceno in quanto non corrisponde al suo ideale realista che prevede una semplicità, un’umiltà nella rappresentazione.
Navarro contesta anche le eccessive ombre che usa Courbet (che sicuramente eredita dalla contemplazione a Caravaggio).
“[…] L'avete mai visto? È una specie d'Ercole floscio. È tutto pancia, tutto linfa, tutto grasso. Certe volte, egli dura molta fatica a portare sé stesso. I suoi muscoli sono corazzati di lardo; i suoi nervi si abbiosciano, perduti nelle acquosità del corpo […] Il viso ha un pallore malaticcio, un'aria di stanchezza e di abbattimento, una specie di sonnolenza simile a quella di certi pascià turchi e di certi bonzi indiani […] Si veste male; ha spesso delle macchie nell'abito, e sembra quasi che le voglia mostrare con ostentazione. Cammina dondolandosi goffamente […]”[1].
Quello di Navarro è un realismo selettivo, pulito da tutto ciò che è “barocco”: drappeggi opulenti e sontuosi, rotoli di grasso sulla pelle, acconciature, gioielli e abbigliamenti voluminosi.
Quello di Courbet è invece un realismo generalizzato.
Navarro vede nella pittura di Courbet il pretesto per trattare elementi materialistici e miseri che allontanano dalla bellezza e dal concetto di “art pour art” di Navarro.
Navarro accusa anche il pittore francese di avere un approccio al realismo errato. Dall’altra parte, invece Courbet è riuscito nel suo intento generale.
Perché durante le esposizioni nei Saloon parigini desta tanto scalpore?
Caratteristica della sua produzione è quella di contestare, denunciare, provocare, protestare il ceto nobile, rappresentando tutto ciò che si cela dietro la ricca borghesia, rappresentandola in tutta la sua dissolutezza.
Emanuele Navarro Della Miraglia rimane in Francia fino al 1872, questo gli permette tessere rapporti anche con gli impressionisti francesi come Edgard Degas (Parigi 1834 – 1917), Paul Cezanne (Aix-en-Provence 1839 – 1906), Henri Toulouse-Lautrec (Albi 1864 – Saint-Andrè-du-Bois 1901), Èdouard Manet (Parigi 1832 – 1883), Alfred Sisley (Parigi 1839 – Moret-sur-Loing 1899), Pierre Auguste Renoir (Limoges 1841 – Cagnes-sur-Mer 1919) e Camille Pisarro (Charlotte Amelia 1830 – Parigi 1903), come è riportato nel commento introduttivo di Enzo Randazzo in La Nana (Selinos, 2009) ma anche qui c’è da chiedersi qual è il parere di Navarro sulle esecuzione dei impressionisti, soprattutto prendendo in esame le scene procaci e politicamente scorrette di Èdouard Manet ne La Colazione sull’erba (1863) e nell’ Olimpya (1863) o nelle classiche scene Bohèmien di Edgard Degas come L’Assensio (1875-76).
Con molta probabilità Navarro apprezza, l’approccio cognitivo-scientifico che hanno i pittore impressionisti nei confronti della natura, descrivendola con innumerevoli virgolettature multi-cromatiche soggetti e scenari. Anche la sinestesia associa gli impressionisti a Navarro: nei primi sviluppata tramite il colore e nei secondi tramite la scrittura.
Prima di tornare in Sicilia, Navarro si trasferisce a Milano e in seguito a Firenze. È ragionevole pensare che lo scrittore sambucese nel passaggio da Firenze ha modo di intraprendere delle discussioni con i Macchiaioli. Tali corrispondenze sono motivate da un’affinità di pensiero, con i Macchiaioli. Anche i limiti cronologici possono avvalere questa teoria (prima del viaggio in Francia, Navarro passa per Firenze), in quanto i primi appuntamenti tra i Macchiaioli sono datati nel 1862 nel “Caffè Michelangelo” di Firenze. Anche loro, come gli impressionisti e come i naturalisti francesi voltano le spalle all’accademismo e agli schemi formali aulici del periodo romantico.
Anche Navarro trova che la letteratura d'avanguardia, come l’arte deve superare le tematiche storiche eccedute nella pittura Neoclassica di qualche decennio prima. I Macchiaioli come i cugini impressionisti abbandonano il disegno e a costruire la figura vi è soltanto il colore sovrapposto in macchie eterocromatiche (da qui il nome Macchiaioli) per simulare la percussione della luce sugli oggetti.
Così i Macchiaioli smettono di rappresentare il condottiero e l’eroe per concentrarsi sulla reale condizione dell’uomo contemporaneo, rivolgendo l’attenzione verso le realtà rurali popolate da contadini che lavorano i campi, come in Bovi al carro (1867) di Giovanni Fattori (Livorno 1825 – Firenze 1908) o la gente umile per le strade come in Chiacchere e riomaggiare (1893) di Telemaco Signorini (Firenze 1835 – Firenze 1901).
Tale proposito, trova sicuramente riscontro e approvazione in Navarro Della Miraglia.
Altro elemento che accomuna i Macchiaioli alla poetica di Navarro è la figura femminile, rappresentata nelle sue più svariate sfaccettature: come madre o come contadina, conservando sempre quella semplicità, quella risolutezza e quell'indipendenza per certi versi, con cui Navarro ama fregiare Rosaria Passalacqua, detta La Nana, durante la stesura del suo racconto.
Anthony Francesco Bentivegna
[1] E. Navarro della Miraglia, Macchiette parigine, Milano, G. Brigola, 1881, pp. 142-143.
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