Esiste nel processo artistico una misteriosa forza irrefrenabile, motore della fantasia, un’energia creativa ed espressiva illimitata, continuamente rinnovabile.
Nulla di quantificabile, nulla di sinottico, nulla di organizzato…
Strano come tutte le possibili varianti, insite nel processo artistico, portino sempre allo stesso risultato: necessità comunicativa.
Ad ognuno il proprio codice, il proprio linguaggio, il proprio medium, il proprio oggetto.
All’animale i suoi versi, all’uomo le sue parole, all’artista la sua arte.
Pietro impara a comunicare istintivamente giocando con forme e colori, addentrandosi inconsciamente in un mondo colmo di infinite possibilità espressive.
Il disegno non ha più la funzione di tracciare la forma di una mela. Il colore non ha più la funzione di campire la superficie del frutto.
Ogni possibile vincolo alla sua libera espressione viene rigettato con insufficienza e disinteresse.
Forma e colore diventano per lui note di una composizione musicale, un’unità da sovrapporre, graffiare, alterare, coagulare, diluire, tempestare su fondi monocromatici, senza necessariamente servirsi di spatole o pennelli.
Adotta, da un lavoro all’altro, differenti tecniche pittoriche, sintomo di curiosità e di voglia di scoprire i vari feedback visivi, che questo nuovo mondo espressivo prospetta: da elementari zone composte da monocromi crudi (parola>), a fusioni multicromatiche nebulose e cangianti (>frase).
Proprio in questo passaggio, da semplice a complesso, da parola a frase, da grammatica visiva a sintassi v. emerge un continuum di forze ascendenti che potrebbero diventare anno dopo anno sempre più profonde e introspettive.
Emerge da tali composizioni il personale mondo dell’autore, un mondo assente da pullulanti brusii, un mondo da esplorare in solitudine, contemplando con curioso interesse la natura e i suoi fenomeni: il fluire del mare, l’impercettibile muoversi di corpi celesti, il buio con i suoi giochi cognitivi. Nessun animale, nessuna persona, solo lui e una scenografia in continuo movimento, alterazione, crescita.
Pietro esprime questa vivace forza che ha dentro di sé. Un’energia che non riuscirebbe a spiegare in altri modi se non attraverso un linguaggio destrutturato e digiuno da rigide leggi sintattiche; prova dell’immenso potere espressivo e comunicativo dell’arte, una disciplina tanto sottovalutata e trattata spesso con sufficienza e marginalità da una società sempre più frenetica e materialistica.
Il piccolo pittore, come la gabbianella di Luis Sepúlveda, ha acquisito il coraggio di dipingere (volare).
Quello che auspico è che continui a ricevere negli anni gli indispensabili incoraggiamenti per continuare l’esplorazione all’interno di questo mondo espressivo.
Solo così una terapia che ha un inizio e una fine potrà tramutarsi nel prologo di un’avventura ricca di arcani significati che solo un artista può tradurre e rivelare.
Anthony Francesco Bentivegna
Storico dell’Arte
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