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Indefinibile e conformabile

Immagine del redattore: Anthony Francesco BentivegnaAnthony Francesco Bentivegna

Aggiornamento: 5 ago 2024


La teoria filosofica della società liquida di Zygmunt Bauman (Poznań 1925 – Leeds 2017) trova certe analogie nella pittura di Valentina Faraone. La pittrice, in questo ciclo di opere, è testimone del disagio dell’uomo postmoderno risucchiato da una società globalmente consumistica e frenetica.


Gli individui ritratti in questo ciclo, sono rappresentati nell’atto di stabilire la propria individualità, e nel farlo, sono soggetti a un’omologazione che rende i loro lineamenti psicosomatici poco chiari, confusi, indefiniti.


Questa ambiguità che si proietta nei loro elementi anatomici, confondendoli, li liquefà come nella scultura di Metardo Rosso (Torino 1858 – Milano 1928), li discioglie nel colore come nelle forme antro-demoniache di Francis Bacon (Dublino 1909 – Madrid 1992) e li edifica in un precario impianto anatomico come nei soggetti di Egon Schiele (Tulln an der Donau 1890 – Vienna 1918) e Georg Baselitz (Kamenz 1938).


La costruzione confusa delle figure è la prova tangibile dell’inadeguatezza dell’uomo all’interno di questa società moderna? O come un liquido, cerca di adattarsi al contenitore (società), cogliendone solo gli aspetti meno nobili?


Le esecuzioni della Faraone partono dal caos, da una sovrapposizione di materia eterogena di chiazze di colore di diversa densità, circoscritte e ingabbiate parzialmente dalla forma.


L’uomo, alieno dalla società, visto come spettro-individuo, si trova in una cella d’isolamento dominata da un’atmosfera cupa e asettica, che cerca di mantenere la propria identità nefasta che lo logora.

Con la tecnica della monotipia, l’autrice rivendica un’identità soggettiva con il colore, che si allarga a macchia d’olio, fino a dileguarsi in uno spazio. Certo, se avesse voluto spingere ancor più sul pedale dell’acceleratore riguardo la conformabile omologazione, avrebbe utilizzato una tecnica di stampa seriale.


Alcune delle tecniche che utilizza nella realizzazione lottano tra di loro per imporre la propria supremazia sulle altre, proprio come gli individui-spettro che lottano contro uno spazio che li ingabbia e li isola dal resto. In futuro, questi corpi indefiniti prenderanno più possesso dello sfondo (finora marginalmente trattato), riuscendo ad evadere da questo scoraggiato isolamento dato da una società liquida?


Trovo che l’operato di Valentina Faraone sia in linea con la situazione artistica del nostro tempo: un fenomeno antropologico che vede gli artisti sforzarsi di trovare il proprio linguaggio, assimilando e ripercorrendo le esperienze già confutate dai capiscuola. Ma quale sarà il passo successivo?

Anthony Francesco Bentivegna



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© 2020 by Anthony Francesco Bentivegna

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