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L'impressionismo navarriano

Immagine del redattore: Anthony Francesco BentivegnaAnthony Francesco Bentivegna

Claude Monet, Impression Soleil levant, 1872, olio su tela, Musée Marmottan Monet, Parigi

Quali connessioni intercorrono tra la penna di Navarro della Miraglia e il pennello degli impressionisti?


Perché in diverse parti la letteratura navarriana è da considerarsi impressionista?


Obiettivo principale dell’Impressionismo è quello di imprimere sul supporto la soggettiva e personale impressione scaturita alla vista di un soggetto (paesaggio, individuo, oggetto).


E Navarro della Miraglia non può sottrarsi a questo approccio, anche perché dal 1864 al 1872 abita in Francia e determinati influssi li percepiva in prima persona interloquendo e ragionando ad un palmo di naso con i pittori impressionisti che frequentavano i salotti parigini (Edgard Degas, Paul Cezanne, Henri Toulouse-Lautrec, Èdouard Manet, Alfred Sisley, Pierre Auguste Renoir e Camille Pisarro).


Durante la sua formazione letteraria in Francia Navarro amplifica la sua percezione del sensibile e questo si manifesta in descrizioni farcite, dettagliata, mai oggettive.


Sembra quasi che quando il Navarro vuol descrivere qualcosa si immedesima in quel soggetto, cercando di descriverlo come se si descrivesse in prima persona, imprimendone anche un ricordo, una rimembranza, un’immagine.


E di questo approccio “impressionista” alla descrizione ne è testimone “La Conca d’Oro”, in Storielle Siciliane (Selino’s 2010) in cui troviamo l’etimologia, la storia, paragoni (le montagne, poco elevate, ricordano l’Africa), sinestesie, sensazioni personali e aneddoti (riferimento a S. Rosalia) riguardanti il soggetto.


C’è di tutto nella scrittura di Navarro. Non tralascia nessun tipo di strumento linguistico per dare al lettore la possibilità di diventare in quel momento sia lo scrittore che l’osservatore di un paesaggio.


Questa continua “contaminazione” nel discorso mi ricorda ancora l’uso del colore degli impressionisti, un colore anch’esso “contaminato” sia dalla luce che da tutto ciò che c’è intorno. Anche gli impressionisti si sono serviti di strumenti linguistici, stavolta, visivi, come il colore e il segno per attuare il processo di immedesimazione rivolto ai fruitori dei loro lavori.


Un esempio di questa esperienza sensoriale lo troviamo in molti quadri di quel periodo come ad esempio in Impression Soleil levant (1872).


Nella tela Monet fissa attraverso segno e colore la sensazione che il sorgere del sole gli comunica in quel momento, ma come ne “La Conca d’Oro” di Navarro non siamo al cospetto di una descrizione oggettiva, perché anche qui il pittore la anima di atmosfera (nebbia e fumo), di personaggi (uomo che conduce una barca a remi) e nello sfondo racconta dell’intromissione industriale (silhouette di bracci meccanici).


Non si tratta di descrizione quindi, ma di un’esperienza più complessa e completa. Pensando che è una pittura en plain air non c’è immortalata una singola impressione, ma una serie di suggestioni avvenuto in tutto il tempo dell’esecuzione del dipinto.


Sono diverse le opere di Navarro della Miraglia che hanno lo stesso carattere temporale (passato e presente) e interdisciplinare (geologia, archeologia…), ma ciò che suscita principalmente attenzione è l’elasticità stilistica di quest’autore che si trova in un tempo in cui percepisce gli influssi del Naturalismo dell’Impressionismo, che adotta per rendere alcune sue opere immedesimabili non solo da un punto di vista spaziale e temporale, ma pure sensoriale e ciò fa di lui non uno scrittore impressionista, bensì uno scrittore che si serve di elementi impressionistici per animare le sue storie.

Anthony Francesco Bentivegna


 
 
 

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© 2020 by Anthony Francesco Bentivegna

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