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Memento Monocromo

  • Immagine del redattore: Anthony Francesco Bentivegna
    Anthony Francesco Bentivegna
  • 27 apr
  • Tempo di lettura: 1 min

Impronte e sfuggevoli frammenti emergono senza preavviso nella nostra mente.

Intimi momenti colmi di nostalgia ormai irripetibili.

Traumatici eventi come spettri scaricano sul nostro petto il fardello della loro fatica.

I ricordi diventano spesso oggetto di condivisione, un modo per esorcizzare i fantasmi del passato e donare, allo stesso tempo, una parte intangibile della propria esperienza, della propria essenza, del proprio essere.

È significativo come dinamiche sintattico-narrative e cognitivo-espressive si incontrano spontaneamente con la volontà di proiettare il proprio pensiero in bicromia, creando in questo modo una finestra sulla sensibilità e sulla percezione dell’autore di uno scatto o di una tela.

Esprimere in bianco e nero diventa vitale necessità:

- di purificare l’immagine donandogli un significato intrinseco colmo di valori misteriosi ed eloquenti come uno sguardo animato da mille significati o da pensieri invisibili celati tra una riga e un’altra;

- di arrivare ad un linguaggio formato da presenza e assenza di luce, fatto di vuoti e di pieni, di geometrie spigolose e rotonde;

- di provocare una sospensione spazio-temporale in cui emergono entità impresse nell’atto di affermare la propria ragione nel micro e nel macro mondo.

Rappresentare in bianco e nero è come scolpire la superficie del reale in profondità fino a rivelare solo gli aspetti più salienti, densi e schietti della fitta trama sensoriale del ricordo.


Anthony Francesco Bentivegna

 Storico dell’Arte


 
 
 

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